Sicurezza internazionale e minaccia nucleare alla luce del conflitto russo – ucraino


 


(Tempo di lettura 8 minuti - 03.01.2025) 

La guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa del febbraio 2022, sembra aver inferto un duro colpo (se non un colpo definitivo) all’ordine internazionale che è passato, da un assetto di potere bipolare, terminato con la fine della Guerra Fredda, fino all’attuale fase di transizione, caratterizzata da un pluralismo competitivo in cui gli USA (dopo la parentesi di indiscusso dominio unipolare) devono fare i conti con il declino irreversibile della propria egemonia, con la crisi del modello di democrazia liberale, con la progressiva ascesa di nuovi competitors e, in particolare, con la ferma determinazione di Russia e Cina nel far valere i propri interessi ed ambizioni sul piano globale.

La rinnovata competizione tra le grandi potenze sullo scacchiere internazionale si esplica in campo politico, economico, tecnologico, culturale e, ovviamente, in campo militare dove un ruolo particolarmente delicato è svolto dalle armi nucleari a cui è affidata una funzione deterrente che incide in maniera significativa sulla stabilità delle relazioni geostrategiche e sulla sicurezza in generale. Entro questo quadro deve essere interpretata la reiterata evocazione di un possibile impiego di armi nucleari da parte del Presidente Vladimir Putin nel teatro di guerra ucraino che, tra l’altro, ha contribuito ad erodere il tabù nucleare, ossia, quella proibizione non scritta dell’impiego delle armi nucleari che si è radicata nella coscienza collettiva internazionale a partire delle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki del 1945.

A ciò si deve aggiungere che, in tempi recenti, Mosca ha sensibilmente modificato la propria dottrina nucleare, vale a dire quelle linee guida che stabiliscono a quali condizioni una potenza nucleare intende utilizzare le armi atomiche, ampliando il ventaglio delle ipotesi di impiego. Oltre ai casi di risposta ad un attacco nucleare nemico e alla minaccia critica alla sovranità dello Stato, l’impiego delle armi nucleari russe è ora previsto anche nel caso in cui siano condotti contro la Federazione attacchi con armi convenzionali che siano state fornite da una potenza nucleare.

 Si tratta di un riferimento neppure tanto velato al supporto militare degli USA in favore dell’Ucraina. Si ha così un abbassamento della soglia che separa la Federazione Russa dal possibile impiego di armi nucleari, una mossa con cui il Cremlino vuole dissuadere l’Occidente dall’intervenire nella guerra in atto che comporta una escalation che va oltre la mera retorica politica. Vale la pena precisare che, le continue intimidazioni nucleari di Mosca sono in aperto contrasto, non solo con le più basilari norme del diritto internazionale umanitario, ma anche con lo Statuto delle Nazioni Unite che richiede ai propri membri di astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato (art. 2.4).

 Questa circostanza, che potremmo definire di “nuclearizzazione” del conflitto in Ucraina, insieme ad altri fattori destabilizzanti, tra cui figura certamente il rifiuto di Mosca di accettare la versione finale del documento di chiusura della decima Conferenza di riesame del Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP) del 26 agosto del 2022, stanno esercitando una forte pressione sull’ordine nucleare globale, e cioè, su quell’insieme di strumenti giuridici e politici (tra i quali occupa un posto centrale proprio il TNP siglato nel 1968) che sono stati concepiti per arginare la diffusione delle armi nucleari, per portare al disarmo le potenze nucleari e garantire, agli Stati privi delle armi atomiche, un accesso sicuro all’energia nucleare per scopi pacifici.

Come si può intuire, l’ordine nucleare globale è, a tutti gli effetti, un regime che garantisce la sicurezza internazionale in quanto vuole minimizzare il rischio di una guerra con armi atomiche. In questo ambito. il Trattato di non Proliferazione nucleare è particolarmente importante perché è una fonte giuridica quasi universale (comprende ben 191 Stati) e sotto la sua lunga vigenza solo quattro Stati hanno acquisito armi nucleari: Israele, Pakistan India e Corea del Nord. Purtroppo, com’è ben noto, il TNP si basa sulla discriminazione tra le cinque potenze nucleari ufficiali (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) che acquisirono le armi nucleari prima della stipula del Trattato di Non Proliferazione e il resto degli Stati definiti non nucleari.

Questa discriminazione è particolarmente grave poiché le potenze nucleari ufficiali, alludendo alla necessità di mantenere l’efficacia deterrente dei propri arsenali per far fronte a contesti di sicurezza sempre più complessi e grazie alla complicità di una enunciazione  non proprio stringente dell’obbligo di concludere misure efficaci per il disarmo nucleare (art. VI del TNP), hanno fino ad oggi compiuto pochi progressi in tale ambito con conseguente frustrazione degli Stati privi delle armi nucleari e con tutti i rischi che comporta la permanenza degli storici arsenali atomici per l’intera umanità.

Un ulteriore fattore destabilizzante del panorama di sicurezza e dell’ordine nucleare globale è il netto declino dei processi per il controllo degli armamenti che ha interessato l’estinzione di diversi strumenti tra cui troviamo, l’abrogazione del trattato anti missili balistici (ABM Treaty, adottato nel 1972), il ritiro degli Stati Uniti nel 2019 dal trattato delle forze nucleari a raggio intermedio (INF Treaty del 1987), la definitiva uscita della Federazione Russa nel 2023 dal trattato per la riduzione e la limitazione delle forze armate convenzionali in Europa (Treaty on CAF in Europe del 1990) e, infine, la sospensione da parte della Russia del trattato di riduzione delle armi strategiche (New START – del 2010) che giungerà a definitiva scadenza nel febbraio del 2026.

In particolare, molti analisti guardano con preoccupazione all’estinzione del New START sulle armi strategiche poiché questo strumento ha fin qui portato ad una importante riduzione bilaterale delle armi nucleari dispiegate da Russia e Stati Uniti introducendo strumenti di verifica degli arsenali più vasti del pianeta. Il futuro di questo strumento è assai incerto anche alla luce delle tensioni derivanti dal conflitto russo – ucraino e dal sostegno garantito dalla NATO a Kiev. Il declino dei tradizionali strumenti di controllo degli armamenti, originati negli anni della Guerra Fredda, implica l’apertura di un nuovo contesto di sicurezza più dinamico e difficilmente prevedibile.

 Più in generale, il sistema internazionale si sta orientando verso un assetto sempre più competitivo e trilaterale, occorre infatti inserire nella valutazione l’arsenale nucleare della Cina che è in rapida espansione. Il gigante rosso è alla ricerca di una forza di rappresaglia minima garantita e la sua partecipazione ad eventuali negoziati per il controllo degli armamenti è da escludersi in ragione delle dimensioni contenute del suo programma militare nucleare rispetto a quello delle due tradizionali potenze globali. Tuttavia, va precisato che il programma nucleare cinese sta crescendo ad un passo sostenuto che lo porterebbe a triplicare, da qui al 2035, il numero delle testate nucleari portandole al limite di 1500 unità (secondo alcune stime, il più vasto arsenale del pianeta, quello della Federazione Russa conta circa 6000 testate).

Inoltre, l’esito della guerra in Ucraina potrebbe influenzare il calcolo strategico e la propensione di altri Stati a sviluppare armi atomiche generando nuove spinte alla proliferazione nucleare. Infatti, l’eventuale capitolazione di Kiev, potrebbe inviare almeno due pericolosi segnali alla comunità internazionale. Il primo, è che l’Ucraina avrebbe potuto tutelare meglio la propria integrità territoriale se non avesse rinunciato alle armi atomiche nel 1994 con la firma del memorandum di Budapest e, il secondo, che l’arsenale deterrente russo è efficace, in quanto in grado di assolvere alle finalità strategiche di supporto ad una politica estera aggressiva, rendendo più appetibile per altri Stati lo sviluppo di programmi militari comprendenti le armi atomiche.

Malgrado la molteplicità di fattori destabilizzanti fin qui esaminati, a cui si devono aggiungere quantomeno la volatilità del Medio Oriente in guerra, dov’è accesa la rivalità tra Israele e la Repubblica Islamica d’Iran (ben nota per le sue ambigue aspirazioni in campo nucleare) con relativo rischio di proliferazione nucleare ad effetto domino nella regione e l’imprevedibilità della Corea del Nord in Asia orientale (nota per le sue ripetute minacce alla Corea del Sud e per i diversi test balistici e nucleari) l’ordine nucleare globale riesce ancora a reggere la sicurezza internazionale entro una cornice accettabile, infatti, non si sono ancora verificati ritiri dal TNP o corse agli armamenti nucleari.

Ciò nonostante, i segnali non sono del tutto incoraggianti e il futuro della sicurezza internazionale appare incerto. Sembrerebbe che ci stiamo addentrando in una nuova era nucleare contraddistinta dalla modernizzazione generalizzata degli apparati militari della maggior parte delle potenze atomiche e dal regresso del controllo degli armamenti in un clima di generalizzata sfiducia che potrebbe preludere ad un maggiore coordinamento strategico tra Mosca e Pechino in funzione antioccidentale. In parte, l’evoluzione del contesto di sicurezza dipenderà dall’indirizzo che verrà seguito dalla nuova amministrazione Trump che, sommariamente, potrebbe optare tra due indirizzi alternativi: aumentare le armi nucleari dispiegate, anche per mantenere la credibilità dei meccanismi di deterrenza estesa in favore dei propri alleati, oppure, scegliere una linea tesa al ridimensionamento del proprio ruolo militare cedendo spazi ai suoi rivali diretti.

 

Le fonti consultate:

Dembinski M. - Polianskii M., Nuclear threats, nuclear deterrence, and the future

of nuclear restraint regimes after Russia's war of aggression

Miller N., The Future of Nuclear Proliferation after the War in Ukraine

Pomper M. – Santoro D. – Sokov N., The Future of NATO’s Nuclear Posture

and Arms Control in Today’s More Dangerous World

SIPRI, States invest in nuclear arsenals as geopolitical relations deteriorate—New SIPRI Yearbook out now

Herzog – Stephen, The Trilateral Dilemma: Great Power Competition, Global

Nuclear Order, and Russia’s War on Ukraine

A. Demurtas – A. Peña González, La guerra de Ucrania y la consolidacion de

la rivalidad tripolar en el orden nuclear internacional: EE. UU., Rusia y China

C. J. Frías Sánchez, La vigencia de las armas nucleares en el siglo XXI

Colombo A., La guerra in Ucraina e la disgregazione dell’ordine internazionale

Younis R., A New Nuclear Age?

ISPI, Riarmo nucleare: fine di un “tabù”?

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