Caraibi, autoritarismo ed il falso mito della sanità cubana
(Tempo di lettura 8 minuti - 31.03.2020)
Si prospettano tempi difficili per le dittature caraibiche di Cuba e Venezuela. Com'era facile da prevedere la prima reazione di Nicolas Maduro davanti all'arrivo del Coronavirus è stata la menzogna. Il presidente venezuelano ha infatti fatto dichiarazioni piene di pittoresche fantasie secondo cui il virus è stato creato per fare una guerra batteriologica contro la Cina ed i popoli del mondo, che come sempre, sono vittime di un complotto internazionale.
Il cenno al Venezuela ci aggancia con facilità alla difficile realtà cubana perché ci sono evidenti punti in comune tra queste due avanguardie del socialismo contemporaneo. Avendo subito gli effetti deleteri di più di cinquanta anni di comunismo, lo stato di degrado e di grave deterioro delle infrastrutture sanitarie cubane è ragionevolmente peggiore di quelle venezuelane dove, in ogni caso, mancano acqua, medicinali, beni di prima necessità e spesso anche l'elettricità. Purtroppo e ovvio che i sistemi di salute come quelli diretti da Caracas e l'Avana non sono in grado di soddisfare neppure le più elementari esigenze sanitarie dei cittadini e, se davvero si dovesse diffondere il Coronavirus, tali sistemi difficilmente riusciranno a fronteggiare l'epidemia.
Per quanto concerne il popolo cubano questo ha già subito la prassi manipolatoria del governo sull'informazione in occasione dell'epidemia di dengue, il cui impatto e la cui reale portata in termini di vittime non saranno mai chiari poiché, sempre nell'interesse alla stabilità del regime, vengono falsificati le cifre per dipingere uno scenario alterato a fini propagandistici. Malgrado il ferreo controllo del regime castrista sui cittadini alcune informazioni passano attraverso le maglie della censura.
Yoani Sanchez, blogger cubana, ci ricorda la terribile prassi dei "chivatos", le spie ed i delatori del governo che riferiscono alle autorità se ci sono persone che fanno affermazioni contro le autorità politiche o critiche al Partito Comunista Cubano. La blogger cubana ha anche evidenziato la forza che residua nei cubani malgrado l'oppressione dello Stato negli scenari di emergenza. Quando nel gennaio del 2019 un tornado colpi l'isola i primi ad arrivare a prestare soccorso furono i cittadini comuni non i burocrati del partito comunista.
A completamento di questa breve panoramica sulle implicazioni dell'autoritarismo caraibico seguono alcune riflessioni su quello che dovrebbe essere la punta di diamante della rivoluzione castrista e che viene sovente invocato, insieme agli anacronistici e patetici slogan pronunciati dai compagni come "socialismo o muerte", oppure, "hasta la victoria!".
Il falso mito della sanità cubana
Secondo l'articolo 72 della Costituzione cubana la salute pubblica è un diritto di tutte le persone ed è responsabilità dello Stato garantire l'accesso, la gratuità e la qualità dei servizi. Nonostante alcuni traguardi raggiunti dall'isola nel campo della ricerca medica come i trattamenti dell'epatite B i vaccini per la meningite e l'eliminazione della trasmissione dell'HIV e della sifilide da madre al figlio, una serie di considerazioni ci portano a concludere che il diritto alla salute, enunciato dall'articolo 72 appena citato, è ampiamente disatteso.
In primo luogo è in discussione la bontà e l'affidabilità delle statistiche su cui il regime basa la sua campagna di disinformazione sulla tragica realtà in cui versa il sistema sanitario cubano che "assiste" la maggior parte della popolazione. Prendiamo ad esempio il Tasso di Mortalità Infantile dell'isola, cavallo di battaglia dei sostenitori del castrismo, che a Cuba si attesterebbe, secondo index mundi, a 4,5 morti ogni 1000 feti nati vivi nel 2016 e a 3,9 nel 2018. All'apparenza un ottimo indicatore della salute dei cubani, se non fosse che tale indice si basa su dati pesantemente manipolati.
Il Professore di medicina interna presso l'Università del Texas Gilbert Berdine e gli economisti Benjamin Powell e Vincent Geloso hanno da tempo evidenziato delle incongruenze nei dati relativi al Tasso di Mortalità Infantile derivanti dalla errata contabilizzazione delle nascite, per cui i decessi dei neonati vengono conteggiati come aborti dal personale medico soggetto a pressione governativa. Una simile barbarie ci introduce ad uno degli aspetti più bui del sistema sanitario cubano: le pratiche eugenetiche e cioè la selezione dei neonati, mediante aborto forzato, per alzare artificialmente, gli standard di salute della società cubana.
A sostegno di quanto si va qui argomentando, Roberto M. Gonzales, ricercatore per l'Università del Nord Carolina, ha evidenziato una profonda discrepanza tra mortalità fetale e mortalità neonatale a Cuba, dove la prima è molto maggiore della seconda, un riscontro assai inusuale perché, normalmente, i paesi dove c'è una bassa mortalità di neonati presentano anche una bassa mortalità dei feti. Inoltre lo stesso Gonzales evidenzia come la manipolazione dei dati fosse un fenomeno ricorrente già nell'Unione Sovietica. Infatti la mortalità precoce contribuisce ad aumentare il del Tasso di Mortalità Infantile, indicatore chiave per misurare il livello di sviluppo delle nazioni secondo i criteri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, diversamente dalla mortalità fetale che non rientra tra gli indicatori determinanti in sede di valutazione OMS.
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Il falso mito della sanità cubana (parte II°)
Se pensate che la rivalità ed il confronto tra USA e Cuba possa determinare inaffidabilità degli esiti a cui sono giunti accademici e ricercatori americani nel valutare il sistema sanitario cubano, è bene aggiungere una riflessione sulla storia di Oscar Elias Biscet. Medico, dissidente, prigioniero politico e attivista per i diritti umani, Biscet è nato all'Avana ed ha speso parte della sua carriera professionale prestando servizio presso l'ospedale infantile "Hijas de Galicia - diez de octubre". Egli raccolse le testimonianze delle madri cubane a cui sono stati uccisi i figli in ospedale. Il grido di denuncia al mondo della macabra prassi, di negare la nascita ad alcuni bambini, mentre altri venivano soppressi appena nati per asfissia soffocamento o attraverso la somministrazione di Rivanol, è costato caro a Oscar Biscet che ha dovuto scontare una pena di venticinque anni come esito di un processo privo di garanzie giurisdizionali e una reclusione in cui è stato spietatamente soggetto a tortura.
In sintesi, se la gravidanza presentava dei rischi, i medici cubani, eseguendo le direttive governative, "salvaguardavano" il valore del Tasso di Mortalità Infantile negando la vita. Effettivamente quella di Oscar Biscet non è una storia recente, dato che il suo primo arresto per manifestare contro la dittatura risale al 1999. Non sappiamo e, vista l'opacità e la chiusura del regime castrista, probabilmente non sapremo mai quale sia la portata dell'infanticidio e se tale pratica sia ancora in voga nell'isola.
Due dati restano comunque di primario interesse. In primo luogo, nel 2017 l'aborto, legale a Cuba dal 1965 ha raggiunto un picco di 72,8 ogni 100 nascite un rapporto particolarmente alto. In secondo luogo, nel 2018 gli aborti hanno superato le nascite raggiungendo, i primi il numero di 1200, le seconde quota 900. L'importante è non farsi ingannare dai dati elaborati dal governo cubano che, com'è noto, non deve rendere conto a nessuno.
A Cuba non c'è opinione pubblica, né dibattito libero e l'informazione, accentrata nelle mani dello stato, è continuamente manipolata in ogni campo dagli organismi di propaganda per mantenere integra la facciata del regime. Anche il principio di uguaglianza, pezzo forte dell'infima retorica comunista, rimane lettera morta nella società cubana. In particolare il sistema sanitario cubano è caratterizzato da una ingiusta dualità. Pensate davvero che i gerarchi del partito, gli alti funzionari civili e militari ed in genere l'élite del regime soddisfi le proprie esigenze di salute nelle stesse strutture sanitarie decadenti riservate ai cittadini comuni?
Inoltre, al comune cittadino cubano è precluso l'accesso alle strutture di qualità superiore riservate ai turisti che pagano in dollari per le prestazioni di cui usufruiscono. Il complesso ospedaliero riservato alla popolazione soffre di gravi carenze igieniche e della mancanza persistente di medicinali. Davvero difficili sono le condizioni di lavoro dei medici e del personale sanitario cubano in generale, che lavorano sottopagati, ideologicamente indottrinati e privi di quelle stesse tutele sindacali che sono, a detta dei brillanti oratori di sinistra, dei diritti essenziali.
L'illusione di una sanità eccellente è strumentale al regime dell'Avana che sfrutta le missioni di medici inviati in tutto il mondo come mezzo della propria diplomazia e per trasmettere un'immagine positiva del sistema comunista. Le pessime condizioni economiche dei medici sono tali che questi spesso chiedono dei regali "sottobanco" ai pazienti in cambio di un servizio più completo e di migliore qualità. Parte del falso mito della sanità cubana è quello della "gratuita" delle prestazioni. Infatti le persone che si ricoverano devono procurarsi tutto da soli a partire dalle medicine (anche i semplici antibiotici), l'acqua, le lenzuola, gli alimenti ed i beni per l'igiene personale.
Il generale degrado che va dall'urbanistica decadente ai cumuli di spazzatura passando per le acque stagnanti, hanno già favorito la diffusione dell'epidemia di dengue e sono condizioni che non aiuteranno di certo a combattere la diffusione del nuovo Coronavirus. Infine è doveroso un cenno alla lunga testimonianza di Hilda Molina, medico neurochirurgo che ruppe con la dittatura nel lontano 1994 ed aveva le idee molto chiare: quella cubana è una società malata perché non conosce la libertà. Tra i tanti aspetti evidenziati dalla dottoressa cubana vi è quello della politicizzazione del sistema sanitario cubano che funge, come abbiamo ampiamente argomentato, da strumento di propaganda di regime veicolando statistiche mediche manipolate per fini ideologici.
Le fonti consultate:
Miguel Henrique Otero: Las recetas de Maduro contra el coronavirus: pup, pum ytope-tope
Alvaro Fuente: How does Cuba manage to achieve first-world health statistics?
Carmen Munoz: El falso mito de la sanidad cubana
Diario Las Americas: 64 hospitales han sido cerrados en Cuba en los últimos ochoaños
Octavio Gómez-Dantés: Cuba’s health system: hardly an example to follow
Daniel J. Mitchell: The Myth of Cuba's Glorious Health Care System
Hadley Heath Manning: Think the Cuban healthcare system is ideal? No cigar. Noteven close
Santiago Calvo: El mito de la sanidad cubana: así es cómo la dictadura comunistamanipula las estadísticas
ABC Internacional: Desvelando el mito del sistema sanitario cubano
Dra. Daily Coro Bueno: La sanidad cubana: propaganda y realidad
Hilda Molina: El mito del sistema de salud cubano
Giulio Meotti: Cuba, l’isola dei silenzi
Belén Marty: Inside the Cuban Hospitals That Castro Doesn’t Want Tourists to See
Ryan McMaken: Don't trust cuban health care Statistics
Tim Worstall: But what about that cuban health care, eh?
Radicali Italiani: Ha svelato gli aborti a Cuba. Il dr. Biscet langue nel gulag
Redaccion Medica: El médico cubano que desafió a Fidel Castro
CiberCuba: Los abortos superan a los nacimientos en la Isla de la Juventud
Hana Fischer: En Cuba se realiza la eugenesia