La crisi del Venezuela ed il report dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani


(Tempo di lettura 8 minuti - 31.08.2020)

Introduzione

In questo spazio sono state già fatte delle riflessioni sulla situazione di grave deterioro in cui versano i diritti umani nella Repubblica Bolivariana del Venezuela ed un recente documento, pubblicato dal Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, offre una preziosa occasione per approfondire l'argomento. Anche se diverse organizzazioni non governative (ONG), politici di opposizione e diversi canali mediatici lamentano da tempo una pluralità di abusi perpetrati dal governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela ai danni dei cittadini e della società civile, non c'è ancora un verdetto ufficiale di condanna emesso da una giurisdizione internazionale contro l'esecutivo venezuelano.

Il degrado della vita civile e politica in Venezuela è acuito dalle condizioni rovinose in cui versa la democrazia del paese e da forti squilibri per cui una cerchia ristretta di persone esercitano un potere praticamente assoluto sulla società venezuelana. La vita politica della comunità internazionale ha i suoi tempi e le sue modalità di funzionamento fortemente condizionate dalle rivalità, dalle alleanze e dai compromessi tra gli attori che vi fanno parte.

In funzione di questi fattori risulta spesso difficile che si raggiunga un consenso che sfoci in risposte univoche e tempestive a scenari in continuo peggioramento come quello del Venezuela. Fortunatamente nel 2018 la Corte Penale Internazionale (CPI) ha dato seguito ad un esame preliminare per verificare se, a partire dal 2017, sono stati compiuti dei delitti su cui vige la sua giurisdizione sulla base di segnalazioni per uso eccessivo della forza e detenzioni di massa nel paese sudamericano. Nel frattempo che la giustizia internazionale segue il suo corso, non si possono certo ignorare le denunce (assai ben documentate) per presunte violazioni dei diritti umani in Venezuela.

Alcuni aspetti critici della realtà venezuelana

Oggetto principale di questo articolo è quello di dare risalto all'indagine pubblicata recentemente dal Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU che, nell'insieme, conferma un panorama davvero poco incoraggiante per la Repubblica Bolivariana, in un periodo di osservazione che va dalla seconda metà del 2019 fino a luglio del 2020. Prima di andare nello specifico è doveroso notare il clima di assoluta ostilità in cui si muovono gli operatori che agiscono per la tutela dei diritti umani.

Infatti, per il governo di Maduro, le organizzazioni non governative prese di mira sono degli strumenti dell'imperialismo USA e sarebbero da questi finanziati allo scopo di destabilizzare il paese. Di tale atteggiamento ostile è un chiaro esempio la feroce campagna di delegittimazione e criminalizzazione condotta dall'esecutivo di Maduro contro il Programa de Educación - Acción en Derechos Humanos (PROVEA). Questa organizzazione opera da anni per rendere visibile le violazioni dei diritti umani in Venezuela. Secondo Maduro PROVEA riceve fondi dalla Central Intelligence Agency (CIA) e difende il terrorismo. È bene precisare che, secondo il diritto internazionale, i governi sono tenuti ad assicurare alle ONG le condizioni affinché queste svolgano le loro attività per la tutela dei diritti umani in assoluta assenza di minacce, intimidazioni e discriminazioni.

Queste condizioni, nella Venezuela odierna, non sono affatto garantite, infatti, i numerosi corpi che compongono l'imponente apparato di sicurezza dello stato bolivariano sono responsabili di abusi gravissimi e generalizzati nei confronti della collettività (arresti arbitrari, torture, esecuzioni sommarie e persecuzioni) che restano nella maggior parte dei casi impuniti. La realtà venezuelana per il 2020 è stata caratterizzata dall'ulteriore indebolimento delle già fragili istituzioni democratiche, dalle proteste, dalla crisi dei servizi essenziali e, infine, dalla visita dell'Alto Commissario dell'ONU per i Diritti Umani Michelle Bachelet.

È assai noto che sono numerose ed autorevoli le voci che contestano la legittimità delle elezioni di Nicolas Maduro per il suo secondo mandato presidenziale (2018). Anche il Gruppo di Lima si è espresso negativamente nei confronti di un processo elettorale, privo del vaglio di autorità internazionali indipendenti e a cui non hanno preso parte tutti gli attori politici. Nel gennaio del 2019 Juan Guaido, Presidente della Asamblea Nacional (parlamento), ha assunto transitoriamente le competenze di un esecutivo ritenuto illegittimo al fine di convocare nuove elezioni e recuperare la garanzie costituzionali.

Malgrado il riconoscimento internazionale dato a Guaido come presidente provvisorio da parte di ben 48 paesi e le numerose proteste duramente represse da Maduro (più di 900 persone sono state arrestate per aver esercitato il loro diritto a manifestare) le tensioni politiche hanno ceduto il passo ad una situazione di paralisi e stallo. La persecuzione delle opposizioni è evidente e si concreta in un numero di prigionieri politici di quasi 400 persone e, purtroppo, non residuano sul piano istituzionale degli organismi indipendenti capaci di frenare e controbilanciare l'operato dell'esecutivo.

Infatti è dal 2004 che la più alta giurisdizione, il Tribunal Supremo de Justicia (corte costituzionale) ha cessato di agire in modo indipendente dal governo con grave pregiudizio ad un principio cardine dello stato di diritto: la separazione dei pubblici poteri. Non si dimentichi che nel 2017 l'ordine costituzionale è stato sconvolto dalla convocazione, da parte di Maduro, di una Assemblea Costituente composta interamente da membri filogovernativi e senza rispettare il requisito costituzionale della necessaria consultazione elettorale. Con un parlamento completamente esautorato, con una occupazione abusiva di tutti gli spazi politici e tramite l'esercizio di un potere di regolazione assolutamente arbitrario sul sistema informativo, l'esecutivo non ha più ostacoli lungo il cammino verso il consolidamento della dittatura.

A ciò si deve aggiungere il perdurare di una crisi umanitaria che ha spinto milioni di venezuelani fuori dai confini nazionali e, ricerche condotte in ambito universitario, hanno evidenziato che molte famiglie venezuelane, ed in particolare i loro bambini, soffrono di un alto livello di malnutrizione. Il report dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Il report in esame, pubblicato il 2 luglio 2020, ha il pregio di essere stato elaborato tenendo conto non solo dei dati ufficiali forniti dal governo venezuelano ma tenendo conto anche delle informazioni provenienti dalla società civile.

Secondo questa fonte, Il popolo venezuelano non solo soffre delle reiterate violazioni dei suoi diritti essenziali ma anche dalla forte contrazione dell'economia nazionale causata, oltre che dal declino dei prezzi e della produzione del petrolio, dall'inflazione, e dalla corruzione dilagante, anche dalla recente diffusione del Covid-19. Un fenomeno che ha reso particolarmente gravosa la vita dei venezuelani nell'ultimo anno è la "dollarizzazione" dell'economia come conseguenza di alcune riforme varate dal governo che rendono particolarmente vulnerabili molti cittadini che non hanno accesso alla divisa.

Nel 2019 il salario minimo mensile è stato valutato ad un livello inferiore ai 5 dollari e ciò rende particolarmente difficile per molti venezuelani l'approvvigionamento di alimenti in un contesto di dissesto dei servizi di base come trasporti, acqua, elettricità ed assistenza sanitaria. Il report chiarisce come le difficili condizioni economiche hanno dato luogo, a partire dalla seconda metà del 2019, a migliaia di proteste sfociate, in certi casi, in saccheggi ad attività commerciali. A tal proposito ci sembra assurdo che il governo di Maduro non abbia imparato la lezione offerta dall'attuazione di politiche economiche fallimentari basate sull'interventismo a tutto spiano dello stato. Il governo infatti prosegue sul sentiero del soffocamento dell'economia attraverso il controllo dei prezzi e delle aziende del settore alimentare.

Tra l'altro, nel periodo di osservazione, è stato rinnovato lo stato di emergenza economica vigente dal 2016. Le difficoltà economiche non sono state l'unico fattore che ha spinto i venezuelani a manifestare contro il governo. Infatti il report, sviluppato dall'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, registra ulteriori restrizioni alle libertà di associazione, di espressione e di opinione. Sono stati inoltre documentati attacchi contro oppositori politici e manifestanti perpetrati da gruppi di civili armati al servizio del governo (colectivos).

Non c'è dunque da meravigliarsi se l'eccezionale stato di emergenza dovuto al Covid-19, non è stato approvato dalla Asamblea Nacional (parlamento) ed abbia posto nelle mani dell'esecutivo ulteriori strumenti per perfezionare il suo ferreo controllo sulla società a detrimento delle libertà civili e politiche. Giornalisti e professionisti dei media sono stati vittime di intimidazioni e arresti arbitrari e centinaia di persone sono state incriminate per reati dai contorni vaghi come "tradimento" e "cospirazione". Spesso i processi penali non sono adeguati alla luce degli standard internazionali per l'esercizio della giustizia.

Conclusioni

Sebbene sia da considerarsi come positivo che le violazioni ai diritti umani in Venezuela vengano documentate e rese note da un organismo internazionale di spicco come il Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, purtroppo si ha la sensazione che tale organismo segua una linea blanda e tendenzialmente conciliatoria che mette in primo piano le soluzioni di compromesso e l'esortazione al dialogo politico tra attori che non sono ad armi pari come il governo del Venezuela, da un lato, e la cittadinanza e la società civile dall'altro.

Molte sono le raccomandazioni del Consiglio dell'ONU per i Diritti Umani rivolte all'esecutivo che guida il paese latinoamericano per migliorare una situazione davvero preoccupante. Si parte da una esortazione ad applicare principi di proporzionalità da parte del governo il cui operato dovrebbe essere sotto la vigilanza di autorità indipendenti e garantiste. C'è poi la questione centrale dei diritti politici che dovrebbero essere rispettati come anche gli interessi di coloro che lavorano per la tutela dei diritti umani e nel settore della comunicazione. D'altra parte andrebbero sicuramente applicati standard internazionali nelle politiche di pubblica sicurezza con il fine di garantire i diritti dei cittadini limitando, al contempo, l'impiego delle "forze speciali" nell'ambito dell'ordine pubblico.

Infine, il catalogo dei buoni propositi comprende anche la necessità che siano penalmente sanzionati tutti gli operatori di pubblica sicurezza che abbiano commesso dei reati esercitando in maniera distorta ed abusiva le loro funzioni, nonchè l'elaborazione di una efficace risposta alla crisi umanitaria dove l'Organizzazione delle Nazioni Unite svolga un ruolo preminente.

Le fonti consultate:

Consejo de Derechos Humanos: Resultados de la investigación de las denuncias de posibles violaciones de losderechos humanos a la vida, la libertad y la integridad física y moral en la RepúblicaBolivariana de Venezuela

Diego Battistessa: Venezuela, l’Onu rivela gravi violazioni dei diritti umani. E a rimetterci sono ledonne, gli indigeni e l’ambiente

Human Rights Watch: Venezuela, eventos de 2019ONG venezolana de derechos humanos bajo ataque

PROVEA: Informe Anual | Situación de los Derechos Humanos en Venezuela | Enero –Diciembre 2019

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