La rivoluzione bolivariana e la militarizzazione del Venezuela



(Tempo di lettura 9 minuti - 12.11.2019)

Dopo circa quaranta anni di democrazia il Venezuela sta sperimentato un netto arretramento delle istanze democratiche e rappresentative in concomitanza con una crescente partecipazione dei militari alla vita pubblica. Lungo la storia del Venezuela i militari si sono più volte inseriti tra le pieghe delle crisi istituzionali giocando spesso un ruolo determinante nel cambio di rotta della vita politica del paese.

Il caso più evidente, e pieno di significati alla luce degli sviluppi successivi, è quello di Hugo Chavez, artefice della rivoluzione bolivariana che, da tenente colonnello tentò di sovvertire l'ordine democratico allora vigente attraverso il colpo di stato fallito del 4 febbraio del 1992. Dopo una parentesi di prigionia, nel 1999 Chavez conquisterà per la prima volta la Presidenza del Venezuela grazie ad un elettorato pronto a soccombere al fascino del condottiero carismatico, stanco di un sistema politico dominato dai soliti partiti protagonisti di una gestione clientelare e spesso corrotta del potere.

In un contesto caratterizzato da un forte divario economico tra le classi sociali, da una costante dipendenza del bilancio pubblico dal prezzo del petrolio e da una forte polarizzazione della politica, Chavez manterrà la presidenza fino alla sua morte nel 2013 dopo una miriade di vicissitudini di cui non possiamo qui fornire dettagli per ovvie esigenze di sintesi. Uno degli elementi qualificanti dell'era pre-Chavez era la subordinazione delle forze armate al potere civile attraverso una serie di controlli che mantenevano il ceto dei militari debitamente lontano dall'esperienza politica e lo configurava come un fattore di supporto alle istituzioni democratiche.

Il consolidamento di un sistema di governo democratico si verifica quando il potere civile, che detta l'indirizzo politico, anche in tema di difesa e sicurezza, esercita un controllo effettivo sulle forze armate. Diversamente, con la presidenza di Chavez questa separazione e la posizione delle milizie in un ruolo di servizio rispetto alle istituzioni politiche, inizia a sfumare e si assiste all'avvio di un deleterio processo di militarizzazione della società venezuelana.

Infatti, nel 2000 è stato messo in atto il Plan Bolivar, un cospicuo piano di assistenza sociale con lo scopo principale di combattere la povertà (ampiamente diffusa) con l'impiego di 40.000 militari che si sono attivati in tutto il paese in settori come quello della salute, educazione, infrastrutture e persino nella distribuzione del cibo. Questo può essere considerato il primo atto dell'unione civico - militare con cui un comparto della società, quello dei militari, storicamente considerato come portatore di istanze di conservazione, è stato trasformato in una forza assistenziale altamente politicizzata, dotata di ampi spazi di autonomia fuori dalla tradizionale funzione di difesa della nazione e capace di minare l'esclusiva supremazia del potere civile.

Malgrado le buone intenzioni, molte sono state le zone d'ombra e le irregolarità che si sono verificate durante l'implementazione del Plan Bolivar. Nel programma di assistenza sociale, di svariati milioni di dollari, non è stata affatto concepita alcuna forma di revisione contabile a tutela dell'erario e si sono addensati forti dubbi di corruzione (mai accertata ufficialmente per via della rimozione forzata dell'autorità di controllo che stava indagando sul punto).

Con la rivoluzione bolivariana una dimensione essenziale della vita pubblica è data dalla alleanza tra le forze armate (Fuerza Armada Nacional Bolivariana, FANB) ed il partito socialista (Partido Socialista Unido de Venezuela, PSUV). Questa simbiosi è una componente fondamentale delle tendenze autoritarie e del pretorianesimo in atto, e cioè, della progressiva ingerenza dei militari nella politica, nell'economia e nella società ben oltre la loro naturale sfera di competenza.

Uno dei più vistosi segnali di questa malsana ingerenza è dato dall'influenza dei militari sulle attività di investigazione segreta per la sicurezza dello Stato e sulle attività di polizia, settori il cui controllo, in contesti democratici sani, viene lasciato alle autorità civili. Si allude qui in special modo al principale servizio di intelligence, il Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (SEBIN) fondato nel 2010 che ha finora avuto, e continua ad avere, un ruolo centrale nella repressione di tutti coloro che dissentono e si oppongono al regime di Nicolàs Maduro. Ad oggi, Il SEBIN non solo non è soggetto ad alcun sistema di controllo esterno ma è anche diretto da un militare di carriera, Gustavo González López.

Mentre con diverse leggi organiche s'è reso sempre più flebile il controllo delle istituzioni civili sulle autorità militari è bene ricordare che già la Costituzione del 1999, fortemente voluta da Chavez, metteva nelle mani della Presidenza della Repubblica il potere esclusivo di disporre le promozioni dei militari di alto rango, creando cosi un canale preferenziale tra esecutivo e forze armate. Con la Presidenza di Maduro, s'è accentuata la tendenza alla militarizzazione della vita pubblica della nazione sudamericana.

Infatti attualmente i militari possono assumere funzioni pubbliche e partecipare politicamente alla vita dello Stato senza dover rinunciare alle prerogative ad essi conferite dalla divisa. Il caso più grave in questo senso è quello della forte concentrazione di potere nelle mani del Generale Capo Vladimir Padrino Lopez a cui, non solo è attribuito il ministero della difesa (carica civile) ma gli sono anche state riconosciute, a partire del 2016, una serie di attribuzioni che fanno di lui il secondo uomo più potente del regime di Caracas.

Era dai tempi della dittatura di Marcos Perez Jimenez (1953 - 1958) che non si assisteva ad un cosi preponderante peso politico di un militare nelle istituzioni di governo. La militarizzazione dello Stato socialista bolivariano è data anche dalla tendenza crescente che s'è registrata nell'acquisto, ammodernamento e potenziamento degli armamenti tra il 2002 ed il 2015. Si consideri inoltre che la prassi di assegnazione di ulteriori risorse poste fuori dal bilancio dello Stato, rendono particolarmente difficile l'esatta quantificazione delle complessive spese militari.

Come è naturale in uno Stato autoritario, l'imponente apparato militare funge certamente da strumento per la difesa della nazione da minacce esterne ma anche quale mezzo per l'esercizio di un serrato controllo sociale. Non è un caso che attualmente la Guardia Nacional Bolivariana (GNB), implicata in numerosi traffici illeciti e casi di corruzione, è operativa nel settore dell'ordine pubblico con conseguente militarizzazione della sicurezza cittadina. Come abbiamo visto Chavez era un militare ed ai militari, attraverso la malsana commistione tra il partito socialista (PSUV) e le forze armate (FANB), vengono assicurati posti di rilievo nelle amministrazioni pubbliche, nelle autonomie locali, nei programmi governativi e nella gestione delle risorse strategiche.

È cosi che la rivoluzione bolivariana, un progetto totalitario ed illiberale, si protegge e si perpetua soffocando ogni istanza alternativa. Tutto questo implica un deterioramento della democrazia ed un avanzamento incessante di un disegno pretoriano dove i militari di professione si propongono come un corpo separato che, anziché tutelare le istituzioni civili tendono a soppiantarle. Nel corso degli anni la rivoluzione socialista ha distrutto interi rami della preesistente economia di mercato per sostituirla con una forma di economia gestita anche dai militari.

Come risposta alla crisi economica e alla diffusa scarsità di beni essenziali, Nicolàs Maduro ha lanciato nel 2016 la Gran Misión Abastecimiento Soberano con cui sono state rimesse nelle mani delle milizie l'intera catena di importazione e produzione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari e farmaceutici. Anche questi ampi spazi di gestione hanno dato luogo a pratiche corrotte come la rivendita dei beni a prezzi più alti nel mercato nero e la deviazione di fondi pubblici. Come se non bastasse al comando dell'intera industria petrolifera, senza nessuna articolazione di autonomia e di competenze, troviamo il maggiore generale Manuel Quevedo che occupa in contemporanea il ministero del "potere popolare" del petroleo e la carica di presidente della azienda di stato per il petroleo (PDVSA). A questo si va ad aggiungere la presenza dei militari, con la loro mentalità e la loro rete d'influenze politiche, in aziende pubbliche, partecipazioni ed istituzioni del settore elettrico, delle risorse minerarie e naturali, dei trasporti (tra cui anche la metropolitana di Caracas), dell'edilizia, dell'agricoltura e delle comunicazioni.

Questa presenza esorbitante dei militari fuori dal tradizionale perimetro della difesa nazionale insieme ai profondi vincoli di natura politica con il PSUV rafforzano gli stretti legami e la lealtà delle divise olivastre al progetto rivoluzionario (un disegno assolutamente autoritario e autoreferenziale) con la completa negazione di qualsiasi istanza pluralista nella vita del sistema paese. Ne consegue che, quando sale la pressione sociale dal basso nelle proteste civili, i militari contribuiscono al mantenimento dell'ordine attuale (in cui essi stessi occupano una posizione privilegiata) attraverso la repressione contro ogni minimo spiraglio di cambiamento.

In un paese sprofondato in una vera e propria crisi umanitaria sembra innegabile che i militari abbiano una responsabilità di primo piano nel puntellamento e nella costruzione di un regime autoritario. Il chavismo, da progetto sovversivo di stampo comunista e populista, maturato nelle caserme del Venezuela, ha saputo sfruttare la leva elettorale per entrare nelle istituzioni politiche con una parvenza democratica. 

Una volta conquistato il potere, la Costituzione, le leggi e le istituzioni sono state radicalmente trasformate al fine di blindare la posizione dominante e dare vita ad una nuova forma di Stato "rivoluzionario". Lungo questo processo Chavez prima e Maduro dopo, hanno saputo agire con estrema lungimiranza nell'ottica di perpetuare la loro egemonia, indottrinando, addomesticando e politicizzando le armate venezuelane e le forze para-militari dei "colectivos" che integrano l'apparato coercitivo della tirannide socialista.

Le fonti consultate:

Francesca Ramos Pismataro: Los militares y el deterioro democrático en Venezuela

Analitica: El gobierno con la corrupción más atroz que ha tenido Venezuela

Gustavo Coronel: Corrupción, administración deficiente y abuso de poder en la Venezuela de HugoChávez 

Aníbal Romero: La responsabilidad militar en la tragedia venezolana

Deborah Norden: ¿Autoridad civil sin dominación civil? 

Francine Jácome: Los militares en la política y la economía de Venezuela

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