Venezuela 2020: una colonia dell'autoritarismo Castro comunista?


(Tempo di lettura 6 minuti - 19.04.2020)

Quando nel corso degli anni novanta del secolo scorso crollava sotto il suo proprio peso l'Unione Sovietica, Fidel Castro, despota lungimirante, aveva già da tempo individuato nel Venezuela, ed in particolare nella sua ricchezza energetica, il generoso "patrocinante" che avrebbe supportato Cuba nella nuova era post Guerra Fredda. Hugo Chavez, padre della rivoluzione bolivariana e pupillo di Fidel, è stato ben indottrinato e puntualmente istruito sulla necessità di fondare il dominio assoluto sul suo regno socialista in Venezuela attraverso il controllo totale delle forze armate, seguendo l'esempio di Cuba dove le milizie rivoluzionarie controllano non solo la sicurezza del regime ma anche settori strategici dell'economia.

È grazie allo stesso Chavez che si deve quella relazione di, surreale e a tratti perversa, sottomissione del Venezuela all'isola caraibica. Infatti già sotto l'Amministrazione del comandante Chavez venne messa in piedi la "cooperazione" tra l'Avana e Caracas. Una fitta trama di relazioni particolarmente vantaggiosa per Cuba, che si è garantita una fornitura di un minimo di novantamila barili di petrolio al giorno, cedendo in cambio al Venezuela migliaia tra operatori sanitari, insegnanti di educazione fisica e agenti di spionaggio funzionali a garantire la tenuta del regime venezuelano contro le minacce interne ed esterne.

In verità, secondo il ben documentato report della Foundation For Human Rights In Cuba, significativamente intitolato "Cubazuela", la situazione del Venezuela andrebbe molto oltre la sudditanza politica verso Cuba. Questa fonte ritrae una fotografia davvero inquietante caratterizzata dalla presenza in Venezuela di gruppi terroristici come le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), la guerriglia di ispirazione marxista-leninista rappresentata dal Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e Hezbollah, tutte organizzazioni dedite a traffici illeciti di vario tipo.

È in questo allarmante quadro che si inserisce quella "simbiosi" tra Cuba e Venezuela, talmente profonda che si estende non solo a settori della politica, dell'economia e delle forze armate ma anche all'educazione e alla cultura. Una tale compenetrazione costituisce la spina dorsale di sostegno reciproco tra le due dittature socialiste caraibiche. Dalla prospettiva cubana, il Venezuela, posto in una posizione servente, corrisponde al proprio perimetro di sicurezza per mantenere la stabilità e la sopravvivenza del regime che opprime milioni di cubani. Il Venezuela appare oggi come una colonia del Castro comunismo e tale forma di assoggettamento si basa sul controllo politico-militare, sull'indottrinamento sull'allineamento ideologico e, soprattutto, sull'infiltrazione degli apparati di intelligence.

Negli ultimi venti anni i servizi segreti cubani hanno colonizzato il Venezuela. Si allude qui alla forza di penetrazione del G2, organismo di intelligence cubano che, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, in collaborazione con il KGB sovietico, curava gli interessi esterni dell'isola. Oggi il G2 svolge un ruolo essenziale in termini di consulenza strategica, intelligence, controintelligence, e attività di repressione nella Venezuela di Maduro. Già nel 2013 veniva creato in Venezuela il Centro Estrategico de Seguridad y Proteccion de la Patria (CESPPA) con il fine di unificare le informazioni che le spie cubane e venezuelane, raccoglievano sui movimenti politici di opposizione al governo. Il CESPPA non è altro che una filiale del G2 cubano, creato a sua immagine e somiglianza, con gravissimo pregiudizio per l'autonomia e la sovranità del Venezuela.

Oggi l'infiltrazione ed il controllo dei funzionari ed agenti cubani si estende a tutte le articolazioni e centri della sicurezza dello Stato venezuelano. Si parte con il Servicio Bolivariano de Intelligence (SEBIN) per passare alla Guardia Nacional Bolivariana (GNB) fino ad arrivare ad altri corpi armati come le Fuerzas de Acciones Especiales (FAES) ed i gruppi di paramilitari armati dal governo denominati "colectivos".

Diverse organizzazioni non governative hanno denunciato come dietro alle intimidazioni e torture inflitte dal SEBIN si celano gli influenti e spietati agenti cubani. Sono davvero numerose le voci che hanno reso pubblica l'invadente presenza del personale del G2 in Venezuela ed il loro coinvolgimento in atti di violenta repressione. L'intervento del Castro comunismo in Venezuela non si limita e non si concretizza esclusivamente nell'eliminazione degli oppositori politici ma si estende molto oltre.

È attraverso la gestione dei pubblici registri di identificazione personale, dei registri di proprietà e mediante il controllo capillare di porti, aeroporti e dogane che gli agenti cubani esercitano uno stretto controllo sulla società venezuelana. Le ondate di violenta repressione tra il 2014 ed il 2017 hanno lasciato in evidenza il ruolo da protagonisti degli agenti cubani nell'esecuzione metodica di abusi contro la vita e l'integrità psico-fisica di molte persone con l'obiettivo di instaurare un regime di terrore in Venezuela. 

Geraldine Moreno Orozco, Jimmy Vargas, Juan Carlos Montoya, Genesis Carmona, Roberto Redman, Bassil Alejandro da Costa Frias, sono alcuni dei nomi di persone assassinate per motivi politici da agenti cubani in collaborazione con la Guardia Nacional Bolivariana (GNB). Gli ufficiali cubani guidano la macchina di repressione in Venezuela diffondendo oltre alla morte, diverse pratiche di tortura, tra cui figurano le scariche elettriche, l'asfissia, le violenze sessuali, le lesioni ai genitali e l'intossicazione con sostanze nocive. Solo per l'anno 2019, l'Istituto Casla ha raccolto 83 testimonianze di vittime dirette di presunte violazioni di diritti umani perpetrati dalla galassia di corpi militari a cui si è fatto cenno sopra e che si sono resi responsabili di uccisioni, detenzioni arbitrarie e torture di vario tipo.

La portata della stretta vigilanza cubana non si limita, ovviamente, alla sfera dei civili ma si estende al settore militare che risulta di vitale importanza per la stabilità e sopravvivenza del regime chavista. I militari venezuelani sono sotto il controllo e sorveglianza della Dirección General de Contrainteligencia Militar (DGCIM). A tale organismo, politici di opposizione, organizzazioni per i diritti umani e militari di professione hanno, in diverse occasioni, mosso accuse per le sue tattiche repressive. La presenza di funzionari cubani nelle forze armate venezuelane, non solo è un fenomeno noto da anni, ma garantisce la fidelizzazione delle divise verde oliva al progetto comunista.

Le fonti consultate:

Foundation For Human Rights in Cuba: Cubazuela: Chronicle of a Cuban Intervention

Nicole Vuarambon: G2: represión y espionaje en Venezuela

Jorge C. Carrasco: Venezuelan Democracy Was Strangled by Cuba

Angus Berwick: Cómo Cuba enseñó a Venezuela a sofocar eldisenso militar 

Cubanet: Informe: El G2 cubano está detrás de las torturas más crueles en Venezuela

Infobae: Cómo los servicios de inteligencia cubanos se quedaron con parte deVenezuela

Jose Miguel Alonso-Trabanco: Cuba’s Intelligence Masterstroke in Venezuela

Secolo d'Italia: Come la poverissima Cuba si impadronì del ricchissimo Venezuela


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