La Libertà oltre lo Stato: cenni al pensiero anarcocapitalista


(Tempo di lettura 5 minuti - 28.02.2021)

Nonostante l’avanzare della globalizzazione ed il trasferimento di funzioni statali verso altri livelli di potere, lo Stato, affermatosi da almeno cinque secoli come entità sovrana su un determinato territorio e su una determinata popolazione, continua ad essere la principale forma di organizzazione entro cui si sviluppa la vita sociale.

Anzi, per certi versi, la presenza statale è persino aumentata nel tempo. Nel corso del novecento sono aumentati per dimensione ed invadenza gli apparati dello Stato, alimentati da una pressione fiscale crescente, da una spesa pubblica fuori misura e da corpi normativi sempre più vasti ed articolati.

Lo Stato è la sua influenza sulla libertà è un tema che ha sempre interessato il liberalismo di cui l’anarcocapitalismo è parte integrante. Uno dei pilastri fondamentali del pensiero liberale classico è quello di anteporre i diritti dell’individuo alle prerogative dello Stato. Secondo questa prospettiva, anche se non viene messa in discussione l’esistenza stessa dello Stato, di quest’ultimo si auspica una versione limitata e funzionale alle libertà individuali.

Diversamente, per la corrente di pensiero anarcocapitalista, che può essere intesa come una evoluzione relativamente recente del pensiero liberale, lo Stato non solo non è necessario ma la sua abolizione è questione imprescindibile se si vuole garantire la libertà. Infatti, la società può benissimo organizzarsi in sua assenza e, soprattutto, lo Stato, attraverso il monopolio dell’uso della forza, l’imposizione fiscale e le sue infinite regolamentazioni è considerato una organizzazione violenta e coercitiva.

Gli elementi di base dell’anarcocapitalismo sono dunque i seguenti:

·        Eliminazione dello Stato.

·        Soppressione dell’imposizione fiscale.

·        Tutela integrale della proprietà privata.

In questa versione alternativa del vivere civile prevalgono gli scambi pacifici e volontari tra gli individui che, cooperando tra di loro, provvedono al soddisfacimento dei bisogni sociali, compresi quelli di sicurezza, difesa e giustizia, attraverso il libero mercato.

L’assenza dello Stato non comporta necessariamente il disordine sociale, infatti, la cooperazione volontaria tra individui, basata sulla suddivisione del lavoro, sul libero mercato e l’ordine spontaneo, sarebbe capace di sostituire con successo i sistemi centralizzati e pianificati tipici dello Stato.

Gli studiosi anarco-libertari riescono a concepire una società senza Stato dove gli aspetti del vivere civile, a partire dalle regole giuridiche, sarebbero poste su basi volontarie e contrattuali e integrate da sistemi di assicurazione con dei meccanismi di arbitrato per la soluzione delle controversie legali.

Per quanto riguarda un prezioso bene immateriale come la sicurezza, i cittadini sarebbero incoraggiati a fruire del porto d’armi e, in piena libertà, ognuno farebbe uso dei servizi di sicurezza di agenzie private in concorrenza tra di loro e di servizi assicurativi.

Lo stesso dicasi per il fabbisogno di difesa dalle minacce esterne, che si potrebbe risolvere mediante agenzie private a cui ogni cittadino aderisce in maniera volontaria. Anche al tema dei beni pubblici vengono date soluzioni di avanguardia, dato che i beni demaniali verrebbero trasformati in un mosaico di proprietà private appartenenti a imprese, cooperative e individui.

E’ chiaro che queste soluzioni, che in realtà sono ricche di dettagli per come proposte dai pensatori libertari, si prestano a molte critiche e qualcuno potrebbe persino ravvisare nel anarcocapitalismo i tratti di una involuzione della convivenza civile verso una società tipo “Far West”.

D’altra parte, non è sempre valido il paradigma per cui le persone hanno appositamente delegato allo Stato, mediante un “contratto sociale”, l’uso esclusivo della forza, affinché venga garantita la pacifica convivenza nella società? 

A questo quesito gli anarco-libertari rispondono con estrema semplicità che questa idea non regge sul piano reale poiché, tale patto non è stato mai scritto e, in ogni caso, i contratti hanno un fondamento consensuale e non coercitivo e sono sempre suscettibili di modifica.

Inoltre, studi storici dimostrano che in passato si sono verificate diverse esperienze di convivenza civile fuori dallo schema statalista. E’ il caso del periodo medievale, caratterizzato da policentrismo, elasticità delle strutture politiche ed ampia diffusione di istituzioni privatistiche.

Ancora, in Irlanda, fino al diciassettesimo secolo, la società era fortemente basata sull’associazionismo volontario, sulla centralità della proprietà privata ed il diritto penale era di natura civilistica, e cioè risarcitoria, essendo imperniato sulla figura dell’illecito civile anziché su quella del reato, che comporta l’imposizione di una pena da parte dello Stato.

In tempi relativamente recenti, nel 1967, per iniziativa dell’ingegnere Giorgio Rosa è stata costruita fuori dal perimetro delle acque territoriali un' isola per promuovere il turismo fuori dalla giurisdizione dello Stato italiano. Nel 1969 la marina militare italiana distrusse la piattaforma con materiale esplosivo.

Al di là degli scenari possibili, il punto centrale per gli anarco-libertari è dato dal principio di non aggressione che non ammette alcuna forma di atto coercitivo contro la persona e contro la proprietà privata. Ogni forma di regolamentazione ed imposizione, tra cui la stessa tassazione, è considerata una violenza inammissibile.

Anche se ad oggi risulta inimmaginabile una società priva di Stato, sembrerebbe fuori discussione quantomeno il valore fortemente critico delle teorie anarcocapitaliste, soprattutto in un momento storico in cui la presenza delle entità statali nella vita delle persone, nella società e nell’economia, è sicuramente esorbitante.

Non c’è miglior modo di chiudere questi cenni al pensiero libertario che riportare alcune parole del economista ed intellettuale poliedrico nordamericano, principale esponente dell’anarco-capitalismo, Murray Rothbard (1926 – 1995):

 In una società autenticamente libera, una società nella quale vengano rispettati i diritti individuali della persona e della proprietà, lo Stato cesserebbe necessariamente di esistere. La sua miriade di attività invasive e aggressive, le sue incursioni contro i diritti della persona e della proprietà, scomparirebbero. Allo stesso tempo, quegli autentici servizi che esso svolge così male verrebbero affidati alla libera concorrenza e verrebbero acquistati volontariamente dai singoli consumatori.

Le fonti consultate:

P. Vernaglione, L’anarcocapitalismo, in Rothbardiana

Treccani, anarcocapitalismo

Economia Italiana, AnarcoCapitalismo: Che Cos’è? Definizione e Riassunto

G. Berti, L'anarco-capitalismo raccontato da Pierre Lemieux

David López Cabia, Anarcocapitalismo


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