Venezuela: una nuova stretta governativa sulla società civile
(Tempo di lettura 4
minuti - 30.04.2021)
Chiunque si sia
interessato alla situazione politica del Venezuela avrà sicuramente preso atto
della prevaricazione dei governi di Chavez prima, e di Maduro poi, sulle
opposizioni politiche e su ogni altra istanza alternativa anche solo di critica
all’azione del governo.
Ogni spazio del
vivere civile s’è contraddistinto negli ultimi due decenni per una forte
polarizzazione politica ed una accesa conflittualità sociale spesso sfociata in
brutale repressione da parte del regime attualmente guidato da Nicolas Maduro.
In questi anni la
rivoluzione bolivariana ha colpito duramente sia la sfera della libertà di
manifestazione del pensiero che quella della comunicazione in generale e, a tal
riguardo, abbiamo il caso eclatante del mancato rinnovo nel 2007 della
concessione all’emittente televisiva RCTV che è stata praticamente forzata ad andare
fuori onda.
In Venezuela la
libertà di stampa, già indebolita e asfissiata dalla forte pressione
dell’esecutivo che si ripercuote su tutti i giornalisti che raccontano delle
verità scomode per il regime, è ad un passo dall’essere completamente eliminata
lasciando i cittadini definitivamente all’oscuro su quanto realmente avviene
nel Paese.
Con una recente
sentenza, il Tribunal Supremo Judicial
(TSJ – la corte costituzionale del Venezuela), un organismo che di fatto è una articolazione
del complesso apparato del regime chavista, ha emesso una sentenza senza
precedenti che condanna il quotidiano El
Nacional ad un indennizzo di ben 13 milioni di dollari per aver arrecato
danni morali a Diosdado Cabello, uomo ai vertici del regime e vicepresidente
del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV).
Se queste sono gli
esiti di una vicenda giudiziaria che coinvolge un organo fondamentale nell’ambito
dell’architettura istituzionale del Venezuela ed un giornale, è sorprendente
come il regime si sia spinto fino al puto di emanare un atto amministrativo con
cui s’impone l’obbligo a centinaia di organizzazioni non-profit di registrarsi
presso un ufficio che vigila sulla criminalità organizzata e sui finanziamenti
al terrorismo.
Questa misura, con
carattere amministrativo, avrà risvolti molto negativi per le organizzazioni
che tutelano i diritti umani che sono già in una condizione di vulnerabilità
per via della continua delegittimazione nei loro confronti portata avanti dal
regime di Maduro
Tra queste
organizzazioni colpite arbitrariamente dal provvedimento amministrativo in
questione, vi sono anche Amnesty International, PROVEA, Justicia y Paz e numerose
associazioni di categoria. Moltissime organizzazioni non governative stanno
palesando un netto rifiuto verso questa misura del governo e se tale riforma
dovesse essere effettivamente implementata molte associazioni cesseranno di esistere
per non essere in grado di proteggere l’identità dei propri collaboratori e dei
beneficiari della loro attività.
Da un punto di
vista formale, l’atto normativo emanato dal governo di Nicolas Maduro non è
legittimo poiché incide sulla normazione di una materia riservata in via
esclusiva alla legge, in quanto atto di competenza dell’assemblea
rappresentativa (Asamblea Nacional – parlamento venezuelano).
Infine, da un punto
di vista sostanziale, il provvedimento mette a rischio la vita e la libertà
degli operatori delle ONG e degli attivisti per i diritti e le libertà, poiché in
netto contrasto con il loro diritto alla riservatezza e alla loro integrità che
dovrebbe essere assolutamente tutelata nell’ambito di una disciplina coerente e
garantista dell’associazionismo e delle comuni forme di cooperazione nell’ambito
della società civile.
Le fonti
consultate:
Radio Television
Marti, Cientos de organizaciones venezolanas exigen derogar nueva norma de“registro por terrorismo”
14ymedio.com, La oposición venezolana acusa al Gobierno de querer exterminar la prensa libre
Reuters Staff, New rule may force Venezuelan nonprofits to close, opposition says
Caracas Chronicles, Maduro Wants to Turn NGOs Into Informants