Cenni sulla “questione Taiwan”

                                                 


(Tempo di lettura 5 minuti – 19.11.2022)

Quale sia l'entità legittimata ad esercitare la sovranità sull'isola di Taiwan è una questione annosa ed ancora oggi controversa. Da un lato abbiamo la Repubblica Popolare Cinese (RPC), con capitale Pechino, che rivendica la sovranità sull'isola e non fa mistero della possibilità di far ricorso alla forza per conseguire l'unificazione tra la Cina continentale e l'isola.

Da un'altra parte abbiamo il governo della Repubblica di Cina (RDC) con capitale Taipei che a sua volta esige il riconoscimento come entità sovrana dal 1949, anno in cui finiva la guerra civile cinese e si insediava nell'isola lo sconfitto Kuomintang (Partito Nazionalista Cinese). Da allora Taiwan è diventata, di fatto, una entità distinta dalla Cina continentale (Repubblica Popolare Cinese).

Attualmente a governare l'isola è la Repubblica di Cina che sostiene di possedere tutti i criteri per potersi definire uno Stato sovrano. Tali criteri sono enumerati dalla Convenzione di Montevideo del 1933. In pratica Taiwan ha un territorio ben definito, una popolazione permanente, un governo e la capacità di relazionarsi con altri stati.

In verità Pechino contesta il fatto che Taiwan abbia la capacità di relazionarsi con altri Stati dal momento che è riconosciuta da soli 23 Stati (per lo più nazioni del centro America e dell'Africa che hanno un peso marginale sulla scena internazionale) e le è stato negato l'accesso alle più importanti organizzazioni internazionali.

In questo senso il 1971 è stato un anno duro per Taiwan dato che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 2758 riconosceva come unici rappresentanti legittimi, quelli della Repubblica Popolare Cinese.

Pechino esercita pressione su tutti gli Stati che riconoscono la Repubblica di Cina negando loro le relazioni diplomatiche. Tuttavia s'è instaurata una particolare prassi per cui è tollerato che Taiwan conduca relazioni semi – diplomatiche e scambi economici e culturali con molti paesi mediante uffici a tal fine istituiti.

Formalmente gli Stati Uniti, come molti altri Paesi, si attengono al principio di “una sola Cina” quindi non riconoscono l'indipendenza di Taiwan. A dire il vero quella degli Usa è una posizione ambigua perché “non sostengono” l'autonomia di Taiwan ma neppure “si oppongono” lasciando la questione ad un destino incerto fatto salvo che, a dirimere le differenze tra i due lati dello stretto, ci sia un approccio di tipo pacifico.

D'altra parte non si può certo nascondere la speciale relazione che lega Washington a Taipei, infatti gli USA sostengono militarmente Taiwan dal 1979. Recentemente la Commissione Esteri del Senato degli Stati Uniti ha approvato il Taiwan Policy Act 2022 con cui si da maggiore sostegno militare all'isola e sembra che si riduca cosi l'ambiguità strategica di Washington con la finalità deterrente nei confronti di Pechino per una sua possibile invasione di Taiwan.

Quello spazio di mare che separa Taiwan dalla Cina continentale (stretto di Taiwan) è una zona calda del pianeta. Lo si è visto nel mese di agosto scorso quando la visita della la presidente del Congresso americano, Nancy Pelosi, ha scatenato una reazione da parte di Pechino con relativo dispiegamento di forze aeronavali con più di 600 incursioni nello spazio aereo taiwanese e numerose imbarcazioni che hanno superato la linea mediana dello stretto. Questo episodio è stato individuato come la quarta crisi dello stretto di Taiwan, una escalation tra i vari attori coinvolti che lascia una scia di tensioni geopolitiche latenti che può degenerare in qualsiasi momento.

Contestualmente alle esercitazioni militari, Pechino ha pubblicato il Libro Bianco su Taiwan dove il governo cinese ha dichiarato che nulla potrà fermare la riunificazione con Taiwan obiettivo per il quale, se sarà necessario, si farà uso della forza. il Partito Comunista Cinese ed il governo cinese ribadiscono come Taiwan faccia parte della Cina e affermano che ciò è ritenuto un fatto incontrovertibile sostenuto dalla storia e dal diritto. Anche il governo di Taiwan ha detto la sua attraverso il Ministro degli Esteri che ha dichiarato che solo i cittadini di Taiwan sono titolati a decidere del loro futuro.

Come s'è già menzionato gli Stati Uniti pur mantenendo una posizione di “ambiguità strategica” supportano Taiwan sul piano militare e politico. Infatti, sotto l'amministrazione Trump sono state vendute armi a Taipei per un valore di circa cinque miliardi di dollari. Sempre sotto Trump è stato approvato il Taiwan Travel Act con cui si autorizzano le delegazioni di alto livello a recarsi a Taiwan con netto disappunto della Cina continentale.

In prospettiva, l'aggravarsi della situazione potrebbe portare ad un confronto militare tra Cina e USA – Taiwan (e loro alleati come Giappone e Corea del Sud) o anche solo a misure sanzionatorie contro la Repubblica Popolare Cinese. Tali misure avrebbero, in ogni caso e data soprattutto la compenetrazione dell'economia cinese su scala planetaria, delle conseguenze disastrose per tutte le nazioni del mondo.

Le fonti consultate:

ISPI Online Publications, Taiwan: Sfida sullo Stretto 

Haski P., Stati Uniti e Cina si sfidano nello stretto di Taiwan

Bergamaschi P., La questione Taiwan

Battaglia M., Taiwan alla Cina, anche con la forza. Cosa dice il libro bianco di Pechino

Luttwak E. N, The Taiwan question

Forgione R., Breve storia dell'isola che non c'è: Taiwan

Wikipedia, Status politico di Taiwan

Esteban M., Lecciones de la cuarta crisis del estrecho de Taiwan

Twomey C. P, The fourth Taiwan strait crisis is just starting

Pejsova E., Europe and the Taiwan crisi: a test of credibility

Birgbauer P., China and Taiwan: the geopolitical crisis hiding in plain sight


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