Il riarmo del Giappone ed i delicati equilibri geopolitici in estremo oriente

 




(Tempo di lettura 6 minuti – 12.06.2023)

Per circa ottanta anni, dalla la fine della Seconda Guerra Mondiale, la politica estera del Giappone è stata ispirata ad un profondo pacifismo, un valore che si può rinvenire ancora oggi nella Costituzione con la quale, il Paese del Sol Levante rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia o all'uso della forza come mezzo per risolvere le controversie internazionali.

Malgrado la Costituzione sia rimasta invariata, nel dicembre del 2022, il governo del primo ministro Fumio Kishida ha pubblicato una triade di documenti con cui di fatto il Giappone ha rivisitato la propria dottrina di sicurezza aprendo la strada al riarmo in un complesso e teso contesto in cui Tokio deve affrontare diverse sfide strategiche.

I documenti con cui il Giappone apre al riarmo sono:

  1. Il National Security Strategy – NSS (Strategia di Sicurezza Nazionale)

  2. Il National Defense Strategy – NDS (Strategia di Difesa Nazionale)

  3. Il Defense Buildup Program – DBP (Programma di Potenziamento della Difesa)

Il quadro geopolitico entro cui si muove il Giappone è particolarmente delicato e complesso come non lo è mai stato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. L'ambiente strategico circostante comprende la Cina che è in costante ammodernamento del proprio apparato militare e che è stata definita dal Giappone stesso come “la più grande sfida strategica mai affrontata” e che si manifesta prevalentemente nella proiezione della propria forza verso l'isola di Taiwan la cui autonomia è fondamentale per il Giappone.

La sempre presente minaccia della Cina su Taiwan si può rivelare un disastro per il Giappone poiché si tratta del rischio di interruzione delle vie di approvvigionamento di buona parte del petrolio e di altre materie prime usate nelle manifatture giapponesi.

A ciò si deve aggiungere un'altro oggetto di attrito, e cioè, la pressione cinese esercitata sull'arcipelago delle isole Senkaku (Diaoyu per la Cina), un complesso di isolotti rocciosi e disabitati con possibili giacimenti di petrolio e gas.

Poi troviamo la Corea del Nord con il suo programma balistico – nucleare che si pone come una minaccia neppure tanto velata per il Giappone. C'è poi da considerare che l'aggressione unilaterale della Russia all'Ucraina segna un grave precedente nel panorama internazionale che potrebbe verificarsi di nuovo. Ricordiamo che Tokio ha un contenzioso aperto con Mosca che possiede le isole Curili meridionali, status mai riconosciuto dal Giappone.

Si può dunque a ragione affermare che il riarmo totale del Giappone segna un punto di svolta nell'ambito delle tensioni in Asia tra Russia, Cina e Corea del Nord da una parte e Giappone dall'altra parte. Se non è ancora in atto è da temere l'innesco in Asia di una corsa agli armamenti dove ogni attore, con l'obiettivo di migliorare la propria sicurezza, aumenta le proprie capacità militari suscitando negli altri Stati un senso di insicurezza da colmare con l'acquisizione di nuovi armamenti, generandosi cosi una pericolosa dinamica a spirale di riarmo. In questo senso il riarmo del Giappone può mettere a repentaglio i fragili equilibri geopolitici in estremo oriente.

Questo punto di svolta nella politica di sicurezza prevede un raddoppio della spesa militare del Giappone che passerà dal 1% al 2% del PIL, per un totale complessivo di circa 318 miliardi di dollari in cinque anni, portando il Giappone al terzo posto tra i paesi con la maggiore spesa per la difesa dietro a Stati Uniti e Cina.

Il rafforzamento delle capacità di difesa è programmato a 360° con l'aumento della operatività in campo cibernetico – informatico (passaggio dagli attuali 890 esperti del settore ad un numero di 4000 in cinque anni), l'acquisizione di nuove capacità militari e di missili a lungo raggio.

Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone acquisisce una capacità di contrattacco con un arsenale di missili di precisione a lungo raggio per poter colpire in profondità un paese ostile (capacità di deterrenza da attacchi esterni).

A tal proposito vale la pena sottolineare che il ministero della difesa giapponese ha recentemente firmato contratti per il valore di 3 miliardi di dollari per sviluppare e produrre in serie missili a lungo raggio da schierare a partire dal 2026.

Nel frattempo, Tokio sta acquistando 400 missili ipersonici da crociera a lungo raggio (capaci di colpire a 1600 km di distanza e di viaggiare ad una velocità 5 volte superiore a quella del suono) Tomahawk di fabbricazione USA per supplire alle carenze fintantoché non sono pronti i missili prodotti in Giappone.

Questo processo di riarmo, che comporta una assunzione di responsabilità per la propria sicurezza in prima persona da parte del Giappone, è certamente visto di buon occhio da parte degli Stati Uniti che dal secondo dopo guerra fino ad oggi hanno dovuto provvedere alle esigenze di sicurezza del partner asiatico. Diversamente l'ambasciata cinese a Tokio s'è dichiarata fermamente contraria e fortemente insoddisfatta dal momento che ritiene che il Giappone stia fomentando l'instabilità regionale.

È bene precisare che con queste novità il Giappone non solo non vuole trasformarsi in una potenza militare, il primo ministro Kishida ha chiarito che il pacifismo Giapponese rimane invariato (i missili a lungo raggio si pongono come ultima opzione contro un attacco imminente) ma dovrà fare uno sforzo per trovare le risorse necessarie al riarmo dal momento che deve fare i conti con una stagnazione economica combinata ad un alto indebitamento e all'inverno demografico (bassi tassi di fertilità).

Per finanziare il raddoppio delle spese militari il Giappone potrebbe ricorrere a diverse manovre o, più realisticamente, ad una combinazione di queste: emissione di nuove obbligazioni, aumento delle tasse, tagli ai programmi di spesa sociale oppure la revisione della spesa con l'individuazione dei fondi rimasti inutilizzati.

Per quanto nella memoria collettiva siano ancora presenti le atrocità commesse e subite dai giapponesi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, non si può biasimare il Giappone per questa manovra di difesa tesa a tutelare la sua sovranità, indipendenza e la sicurezza dei suoi cittadini.

Infatti, come abbiamo già messo in luce, le minacce per Tokio non sono di poco conto, non solo Pyongyang esegue test balistici in prossimità del Giappone, ma anche Pechino, in alcune occasioni, ha lanciato dei missili balistici che sono caduti in prossimità dell'arcipelago di Okinawa, dentro la zona economica esclusiva del Giappone (un'area del mare adiacente alle acque territoriali in cui lo Stato costiero vanta dei diritti sovrani).

Le fonti consultate:

Huang Jing, Japan's new security strategy will make China more mistrustful

EIAS, Japan and the militarisation of East Asia

Reuters, Analysis: Japan rushes to rearm with eye on 2027 - and China's Taiwan ambitions

Luis Esteban G. Manrique, Japón, ¿adiós al pacifismo?

El Mundo, Japón rompe su tradición pacifista aprobando el mayor rearme desde la Segunda Guerra Mundial

BBC NEWS MUNDO, El gobierno de Japón anuncia el mayor rearme de su ejército desde la Segunda Guerra Mundial

The Washington Post, Japan’s prime minister warns of a historic — and dangerous — moment in Asia

Asia News Network, Japan’s rearmament a dramatic policy change

The Japan Times, Unpacking the limits to Japan’s military awakening

Nova News, Giappone: il riarmo voluto dal premier Kishida apre una nuova pagina storica e inquieta la Cina

Difesa online, Il grande piano di riarmo del Giappone

Orizzonti Politici, Perché il Giappone ora vuole il riarmo

Geopolitica.info, Il riarmo giapponese: una scelta storica dettata dal nuovo (dis)ordine mondiale

Il Post, Come il Giappone sta provando a riarmarsi

L'indipendente, Anche il Giappone ricomincia ad armarsi dopo quasi 80 anni



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